"Comiso è una città-teatro, un carro di Tespi ambulante, arenatosi, come una paranza di Donnalucata, sul primo dosso asciutto che s’è trovato davanti". Gesualdo Bufalino ha definito la sua Comiso città-teatro, e non solo per la scenografia del proporsi del sito, bensì, e ancor più, perché è spazio condiviso a vissuto, palcoscenico vivo, dove non sai se sottolineare di più i ritmi delle strutture architettoniche (ad esempio, le belle chiese) di siffatta incantevole città della pietra, o il persistere di un umano arcaico e moderno ad un tempo. Il tratto più spiccato dei Comisani – ha scritto Nunzio Di Giacomo – è la singolarità, che si nota, in particolare, nel modo dialettale di chiamare “U Comisù” (il Comiso), la città, con l’articolo maschile usato quasi ad insinuare che ci si trova di fronte a qualcosa di singolare, Comiso, appunto. La città, come ci ricorda un altro studioso comisano, Biagio Pace, rappresenta una cellula vitale del territorio Ibleo, in quanto centro naturale di una zona prospera ed abitata, con una sua autonomia, perché diversa da quelle confinanti. Centro di un distinto bacino economico ed etnico, segnato, da un lato, dal margine dell’altopiano di Ragusa, dall’altro, dal braccio destro del fiume Ippari, fino a mare. Due linee che segnano non solo diversità di conformazione e natura di terreno, ma anche l’indole della popolazione, di esigenze economiche, di abitudini. E’ un diverso localizzarsi di lavoro, e perfino un distacco di sistemi agricoli. Comiso è terra di gente attiva, propensa ai rapporti umani e commerciali, come si conviene a chi vive al centro del mediterraneo, mare di commerciali di navigatori, a chi vive nell’isola di Sicilia, millenaria cerniera di civiltà. Comiso, come tante altre città dell’isola, ha sedimentato nei secoli le “culture” dei popoli che l’hanno dominata, fino a crearsene una tutta propria. Momenti, produttivi, religiosi, sociali e folcloristici, rappresentano, di volta in volta, abitudini, comportamenti credenze e ritualità, che mettono a nudo la vera identità della città e dei suoi abitanti.
Testo tratto dal sito del Comune di Comiso
Comiso città di Pietra from JessicaRuta on Vimeo.
La famosa casa del Commissario più famoso d'Italia, ormai meta di pellegrinaggio di molti turisti, si trova a Punta Secca frazione del comune di Santa Croce Camerina (Rg), in via Aldo Moro 44. L'abitazione è nella piazzetta antistante la Torre Scalambri eretta alla fine del XVI secolo a difesa del feudo della famiglia Bellomo di Siracusa. Siamo sulla costa della provincia di Ragusa.
Una curiosità da sapere su questo edificio è che in origine fu destinato a magazzino per la dissalazione delle sarde e, nel 1904, divenne un'abitazione.
Il borgo di Punta Secca ospita 132 abitanti, è piccolo e tranquillo, e dista 5,7 chilometri da Santa Croce Camerina.
Le zone in cui si aggira Luca Zingaretti, vestendo i panni del commissario Montalbano, è concentrata soprattutto nel Ragusano, zona di una bellezza commovente, che le inquadrature di Sironi hanno saputo valorizzare e rendere ideali per le storie e i personaggi.
La nostra giornata con Montalbano potrebbe iniziare proprio da casa sua, a Marinella, ovvero la spiaggetta di Punta Secca, una frazione di Santa Croce Camerina. Se la stagione lo permette, potremmo anche fare una nuotata, proprio come il nostro commissario, prima di cominciare una delle sue lunghe giornate.
Dopo esserci asciugati al sole, raggiungiamo il commissariato di Vigàta, ovvero andiamo a Scicli, in Piazza Italia, per la precisione. Scicli è una cittadina barocca, molto bella, fate una bella passeggiata per rendervene conto (magari gustando una granita). Oltre agli esterni del commissariato, a Scicli c’è anche il set della Questura di Montelusa, ovvero Palazzo Iacono.
Ma è arrivato il momento per il primo sopralluogo. Ad esempio, potremmo fare in modo che la nostra indagine parta dalla Mànnara. Allora percorriamo la strada costiera (che panorama!) in direzione di Donnalucata e arriviamo nei pressi di Sampieri. Sulla scogliera del Pisciotto, poco a est di Sampieri sorge la fornace Penna, ovvero la Mànnara, che sorge in un luogo isolato e affatto malfrequentato.
Ma è quasi ora di pranzo, direi che è il caso di fare una visitina alla Trattoria da Calogero, ovvero La Rusticana, a Ragusa Ibla (ma non è obbligatoria, il commissario non se la prende se volete cambiare trattoria, c’è l’imbarazzo della scelta).
Dopo aver gustato i prelibatissimi piatti, meglio fare una bella passeggiata per il centro storico di Ragusa Ibla, ovvero Vigàta, nella finzione televisiva. Passeggiando capiteremo senz’altro nella piazza principale, dove sono state girate numerose scene. Qui c’è la monumentale scalinata che porta alla Cattedrale di San Giorgio, così come un'altra scalinata, quella lunghissima di Santa Maria delle Scale che dobbiamo proprio fare se vogliamo guadagnarci la vista sul panorama magnifico del quartiere medievale di Ibla.
Da Vigàta ripartiamo per far visita al boss mafioso Balduccio Sinagra. Il set della sua abitazione è il Castello di Donnafugata, recentemente restaurato, circondato da un parco mozzafiato.
La giornata è volata, non ci resta tempo per vedere anche Villa Criscione (la masseria fortificata set dell’abitazione dell’ingegnere Luparello) e l’Eremo di Santa Giuliana (un convento del ‘500, oggi trasformato in albergo), abitazione dove viene rinvenuta la bellissima Michela Li Calzi.
Testo tratto dal blog http://luoghi-di-montalbano.blogspot.it